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DIABETE E OBESITÀ: COSA C’È DI NUOVO?

Lo sapevi? Obesità e diabete di tipo 2 sono strettamente collegati, ma con i giusti passi possiamo fare la differenza! 💪✨ 🍎 ALIMENTAZIONE SMART Nuove ricerche confermano l’importanza di una dieta equilibrata: ✅ Punta su alimenti ricchi di fibre (cereali integrali, verdure, legumi). ✅ Riduci il peso corporeo del 5-7% per diminuire i rischi di diabete (anche 10-15 kg possono indurre una remissione significativa!). ✅ Prova modelli alimentari sostenibili come la dieta mediterranea. 🏃 MUOVITI! L’attività fisica moderata e regolare è un’arma potente contro il sovrappeso. Anche solo 30 minuti al giorno possono fare miracoli per la tua salute. 💊 NOVITÀ TERAPEUTICHE Dalla lorcaserina, che aiuta a controllare l’appetito, agli innovativi analoghi del GLP-1 orali, i progressi nella gestione di diabete e obesità non si fermano. Un passo avanti verso terapie più accessibili e personalizzate! 🌍 IL FUTURO INIZIA OGGI Con il giusto mix di scelte consapevoli, prevenzione e supporto medico, possiamo contrastare questa "pandemia silenziosa". ✨ Il tuo corpo è unico: prenditene cura ogni giorno. ✨ 👩‍⚕️ Consulta sempre un esperto prima di cambiare dieta o iniziare terapie. 💬 Condividi nei commenti le tue strategie per una vita sana!

La prima insulina settimanale

Roma, 28 maggio 2024 La Commissione Europea (CE) ha concesso l'autorizzazione per l’insulina settimanale, la prima al mondo indicata per il trattamento del diabete negli adulti. Una novità senza precedenti a distanza di centouno anni dalla scoperta dell’insulina che potrà impattare positivamente sulla gestione del diabete e che potrà cambiare la qualità di vita dei pazienti.

I progressi nella ricerca e cura del diabete

Diabete di tipo 2

Nel contesto attuale del diabete di tipo 2, esistono molecole che hanno dimostrato la capacità di intervenire sull’obesità, uno dei fattori chiave responsabili dell'insorgenza di questa malattia. Questi farmaci agiscono dal punto di vista molecolare intervenendo su sistemi multipli che influenzano la modalità con cui assumiamo il cibo, il senso di fame e il metabolismo dei nutrienti. "La riduzione del peso nei soggetti obesi affetti da diabete di tipo 2 può portare a una remissione della malattia, con il ritorno a normali valori di glucosio nel sangue. Attualmente, non è ancora chiaro se si tratti di remissione o guarigione, ma ci sono chiari suggerimenti che sulle forme fortemente determinate associate all’obesità si possa avere la possibilità di guarigione dalla condizione di diabete di tipo 2, interferendo con alcuni meccanismi fondamentali che regolano la malattia obesità - spiega il professore -. Questo rappresenta un elemento cruciale da integrare in un approccio più ampio, che dovrebbe comprendere un impegno crescente nell'educazione alimentare e nell'adozione di uno stile di vita attivo. Tale impegno dovrebbe diventare una componente essenziale di qualsiasi politica sanitaria a ogni livello. In questa direzione, si sta considerando la prescrivibilità dell'esercizio fisico, ossia la possibilità appunto di prescrivere l'attività fisica come si farebbe con un farmaco, riconoscendo il suo impatto positivo sulla salute”.

Diabete di tipo 1

“Da molti anni, stiamo conducendo studi sulla sostituzione delle cellule produttrici di insulina ottenute grazie alla donazione degli organi per guarire il diabete, ottenendo ottimi risultati - afferma -. Tuttavia, va sottolineato che questa non rappresenta ancora la cura definitiva, poiché può essere effettuata solo su un numero limitato di persone con specifiche caratteristiche. Questa restrizione è dovuta alla scarsità di donatori d'organo disponibili e alla necessità di applicare l'immunosoppressione. Oggi, si sta lavorando per ottenere gli stessi risultati costruendo le cellule che producono insulina in laboratorio, partendo dalle cellule staminali. Attualmente, le cellule produttrici di insulina possono essere ricreate in laboratorio e si sta studiando come renderle potenzialmente invisibili al sistema immunitario. Ciò consentirebbe di impiantarle senza ricorrere all'immunosoppressione”. In questo contesto, il Diabetes Research Institute (DRI) è uno dei primi centri europei a condurre trial clinici utilizzando cellule ottenute da staminali, sia con, sia senza immunosoppressione, dimostrando che queste cellule sono in grado di curare la malattia nell'uomo, come indicato dai primi dati a livello mondiale. “Con cauto ottimismo - conclude Piemonti - guardiamo verso il futuro. Ci sono prove precliniche molto solide e cominciano a esserci le prime evidenze cliniche che queste idee possano davvero cambiare la storia della malattia, cosa che dobbiamo perseguire a 360° con sforzi sempre maggiori”.

Puntare sulla prevenzione

È stato approvato all’unanimità, in via definitiva, il disegno di legge per lo screening del diabete di tipo 1 e della celiachia rivolto all’intera popolazione italiana di bambini e adolescenti di età compresa tra 1 e 17 anni. La Legge è finalizzata all'individuazione delle persone in età infanto-giovanile a rischio, per consentire la predizione della malattia, l'identificazione dei casi clinicamente asintomatici, la diagnosi precoce ed il miglioramento della prognosi. Questa Legge, promossa da Fondazione Italiana Diabete, rappresenta un contributo fondamentale all’avanzamento della Salute Pubblica se si pensa che in Italia, secondo le stime del Ministero della Salute, sono 300mila le persone affette da diabete tipo 1, con una costante tendenza all’incremento dei casi nel corso degli ultimi decenni e 250mila le persone con diagnosi di celiachia, con una elevata proporzione di casi non diagnosticati perché clinicamente silenti. Il testo della Legge prevede inoltre che: venga istituito un Osservatorio nazionale composto da medici e scienziati esperti su questi temi; vengano svolte periodiche campagne di informazione e sensibilizzazione ad opera del Ministero della Salute presso la popolazione generale.

La privazione del movimento e del corpo nella scuola dell’obbligo è un problema.

In passato i bambini potevano sopportare di stare seduti in un banco perché dopo avevano i cortili, i campi, le strade, la socialità, i giochi. C’era una sorta di compensazione rispetto all’esperienza così prettamente scolastica. Oggi noi abbiamo scuole a tempo pieno dove i bambini stanno seduti non solo le quattro ore del mattino, ma anche quelle del pomeriggio.
Insegnanti di educazione fisica dicono che in prima secondaria di primo grado dai test motori di ingresso che ci sono bambini e bambine che non sanno fare una capriola, non sanno correre.
Questi aspetti possono sembrare semplicemente fisici, ma non è così, c’è un’intelligenza motoria, il corpo che si muove è un corpo che sviluppa intelligenza nel movimento. Correre, significa pensare la corsa, fare una capriola, significa pensare a come il mio corpo si muove in quello spazio, significa pensarmi nella capriola.
Nel non curare questi aspetti espropriamo il bambino di una intelligenza. L’intelligenza motoria vale come quella linguistica, matematica, storica, ecc. Abbiamo bisogno di riconsegnare ai bambini quello che noi gli abbiamo tolto: la dimensione del corpo, il movimento; dell’intelligenza motoria applicata per esempio ai tanti giochi che i bambini facevano, che hanno sempre fatto nella loro vita ordinaria, togliendo loro quest’esperienze abbiamo impoverito lo sviluppo globale del bambino; noi oggi abbiamo bisogno di riconsegnargliele queste esperienze non per effettuare un’operazione di tipo nostalgico, ma perché noi stiamo facendo dei danni, priviamo il bambino di esperienze.

I bambini italiani non sanno correre e (forse) nemmeno più pedalare

I bambini italiani non sanno correre. La notizia è stata riportata da Repubblica il 16 Giugno 2023. Da padre, chinesiologo e preparatore atletico non ho potuto non rimanere colpito dalla notizia, anche se penso sia sufficiente fare un giro in una scuola elementare per rendersene conto. Si tratta di una notizia davvero importante e che non andrebbe presa sottogamba. Eppure, come spesso accade, passerà tutto in cavalleria. Invece dovremmo davvero essere preoccupati del fatto che i bambini italiani non sanno correre e nemmeno più pedalare.